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SOQOTRA, natura primordiale ai confini del mondo: profumo di onde, bianco di conchiglie, vite lontane.

Un’isola nell’Oceano Indiano, più vicina alla costa della Somalia che allo Yemen, al quale appartiene. Ancora non sai se ci sei stata davvero, già ti domandi se sarà possibile ritornarci. La guerra qui non è arrivata e i socotrini amano la loro isola e il loro paradiso lontano, non già raggiunto dalla globalizzazione. Vivono in pace e la tentazione dei ricchi Emirati sembra non essere ancora un elemento di sufficiente scambio, per barattare la loro bellezza. Domani, chissà. Internet funziona poco, solo nell’unica piccola città di Hadibo, e in un altro paio di punti nell’isola, ma tant’è. Sembra si possa benissimo vivere anche senza. Il volo settimanale che raggiunge l’isola, viaggia sempre pieno e i posti sono venduti a caro prezzo. Mi sento una privilegiata, siamo in pochissimi turisti a bordo, tra bianche tuniche fresche di bucato di giovani ragazzi che lavorano ad Abu Dhabi. Da anni sognavo di poter mettere piede su quest’isola, ancora da quando lo Yemen era terra di viaggi tra la meraviglia delle sue case fiabesche smerlate di calce e nello stupore di paesaggi assolati e di un caldo mai sentito prima. Ricordo ancora le notti, impossibili senza aria condizionata.

Frastornata dal lungo viaggio e dopo un veloce pranzo raggiungo subito il mare, con passo veloce, per un doveroso saluto. Lo sguardo è sull’infinito, l’aria è fresca, il vento scompiglia i capelli che cerco di trattenere in un lungo foulard. La spiaggia regala i suoi tesori, senza faticare a cercarli. Mi sento già avvolta da una meravigliosa solitudine, dalla lontananza che mi sembra un’impagabile irraggiungibilità. A gennaio, le prime e quasi timide fioriture degli “alberi bottiglia” punteggiano l’altopiano di Diksam, in un paesaggio altrimenti brullo ed estraniante. Immagino vallate spruzzate di rosa, quando la primavera esploderà nel suo colore più dolce, regalando bellezza e ricoprendo pendii come un tappeto di sfumature armoniose e brillanti.

Ahmed si avvicina e mi porge una grande conchiglia, vuole farmi ascoltare il rumore del mare… la porto all’orecchio e il mare lo sento, forte, intorno e dentro di me, elemento di assoluto in quest’isola che è fatta di monti e di terra, di alberi unici e di fioriture feconde, ma che si fonde nel suo mare, cristallino e forte, di un azzurro denso e profondo. Natura primordiale, ai confini del mondo. Sta per scendere la sera, le poche presenze si sono dissipate nell’oro del tramonto, la spiaggia ritorna deserta.

I figli di Abdoullah rientrano dopo la pesca, aiutano il padre nell’attività che sostenta la famiglia. Le piccole imbarcazioni di lamiera vengono trascinate a riva e portate a forza sulla schiena per essere riposte nella grotta dove Abdoullah vive. Un po’ hippy, certo, lontano da casa, da quella vita fin troppo moderna per la sua mente libera. Accoglie i turisti curiosi, per ognuno il sacrificio di un pesce palla che morirà dopo essersi gonfiato. Non c’è modo di sottrarsi a questa ingenua esibizione.

  

Il sole sta scendendo dietro le dune bianche di conchiglie, e poi dietro l’altopiano, spegnendo i grossi ombrelli dei Dragoon’s Blood, le antiche dracene di Socotra che, come sentinelle sull’altopiano, spingono lo sguardo sui profondi canyon, fino alle spiagge coralline. Il “sangue di drago” esce dalle cortecce recise, come una resina rossastra miracolosa, dalle molteplici proprietà curative. Sono minuti preziosi, che risplendono d’oro proprio come la luce che sta inondando la spiaggia dove ci fermeremo per la notte. Vite lontane.


L’isola è nel pieno possesso di una natura che sembra libera di esprimersi e di manifestarsi: le capre sono ovunque, branchi di delfini spuntano dall’acqua e seguono i miei passi sulla riva e poi uccelli che ricoprono interi scogli e zampettano sulla polvere finissima di una spiaggia lontana. Con loro condivideremo la paradisiaca sabbia bianca di Qalansya, come figure in controluce negli azzurri che si mescolano, fino a confondersi. Null’altro intorno, anche la barca ha spento il motore.